Ordinanze, D.L. e D.P.C.M. del 2020

DPCM del 02.03.2021.pdf

ORDINANZA n. 714 del 4.03.2021.pdf

Comunicato_stampa_Cdm_n._88_del_04.01.2021.pdf

DPCM_18.12.2020.pdf

DPCM_3.12.2020.pdf   DPCM_3.12.2020_-_Allegati.pdf

DPCM_3.11.2020.pdf Allegati_1-e-2.pdf

DPCM_24_ottobre_2020.pdf   DPCM_24.10.2020 allegati.pdf

ORDINANZA REGIONE LOMBARDIA N.620 del 16.10.2020.pdf

DPCM 13.10.2020.pdf

Decreto-Legge 7.10.2020 n. 125.pdf

DL n.83 del 30.07.2020 proroga stato emergenza.pdf

Misure urgenti di solidarieta’ alimentare – Buoni spesa

Alla luce dell’ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione civile n.658 del 29.03.2020 recante “Ulteriori interventi di protezione civile in relazione all’emergenza relativa al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili” l’Ufficio dei servizi sociali individua la platea dei beneficiari ed il relativo contributo tra i nuclei familiari più esposti agli effetti economici derivanti dall’emergenza epidemiologica da virus Covid-19e tra quelli in stato di bisogno, per soddisfare le necessità più urrgenti ed essenziali con priorità per quelli non assegnatari di sostegno pubblico.

  • Il cittadino deve presentare richiesta di accesso alle misure definite, attraverso apposita autocertificazione:
  • L’autocertificazione può essere trovata sul sito internet dell’Azienda Sociale Centro Lario e Valli (si può scaricare in fondo a questa pagina) oppure può essere ritirata direttamente presso il comune di residenza. In caso di impossibilità certificata agli spostamenti può essere chiesto di far pervenire la domanda al domicilio, attraverso i centri COC
  • L’autocertificazione va completata in ogni sua parte e firmata; va corredata dalla copia del documento di identità
  • L’autocertificazione completata in ogni sua parte va inviata al seguente indirizzo mail emergenza.alimentare@aziendasocialeclv.it oppure consegnata al comune di residenza che provvederà all’inoltro all’indirizzo mail indicato; in alternativa l’autocertificazione può essere inviata via WhatsApp al numero 3394483803
  • La segreteria effettua una prima verifica di completezza della domanda ed eventualmente sollecita il cittadino a completarla, qualora sia ritenuta incompleta (entro un giorno lavorativo successivo alla ricezione)
  • La richiesta di accesso alle misure definite, attraverso apposita autocertificazione, viene quindi inviata all’assistente sociale di riferimento (se già in carico al servizio sociale) oppure all’assistente sociale dott.ssa Laura Mazza, referente del Servizio Inclusione Sociale per i nuovi accessi (il giorno stesso della ricezione della pratica).
  • L’assistente sociale effettua l’istruttoria: valutazione la richiesta, attribuisce il punteggio, definisce lo stato di bisogno (nullo – basso – medio – alto) (entro un giorno lavorativo successivo alla ricezione)
  • L’assistente sociale procede alla restituzione degli esiti dell’istruttoria ai comuni, che provvederanno a definire la misura da erogare al cittadino in base alle diverse direttive interne, ed ai cittadini richiedenti (il giorno stesso della valutazione, se non ci sono elementi da riscontrare)

Limitazione Circolazione Veicoli (LCV)

circolazione di trasporti e di veicoli in condizioni di eccezionalità ai sensi dell’art. 42 L.R. 04/04/2012, n. 6;

elenco delle strade percorribili dalle varie tipologie di trasporti e veicoli eccezionali


In fase di aggiornamento.


               

Comunicati dal n.1 del 27/03/2020 al n.16 del 21/12/2020

Chiese

Nel Settecento un facoltoso imprenditore edile, Carlo Francesco Pizzoni attivo a Torino, fece erigere al centro del paese l’oratorio del Beato Simonino, ora dei SS Innocenti, tuttora esistente, a suo tempo corredato di una ricca dote. Sembra che la scelta di questa figura (un bambino del cui assassinio fu accusato un gruppo di ebrei, storia poi accantonata) non fosse stata dettata da spirito antigiudaico, ma piuttosto per il fatto che il padre di Simonino era un conciatore di pelli, cosa che si accorderebbe con la dedicazione della parrocchiale a San Bartolomeo, patrono dei cuoiai

La chiesa è situata su uno sperone al di sopra della carrozzabile che corre lungolago: quest’ultima fu costruita negli anni Trenta del secolo scorso – prima di allora per recarsi da Oria a San Mamete si era costretti ad attraversare Albogasio inferiore, risalire il poggio della chiesa, ridiscendendolo dall’altra parte per una mulattiera di 120 gradini, detta “la Calcinera”.

Il lato esterno sud della chiesa, affacciato al lago, reca ben visibili sette stemmi di altrettanti vescovi milanesi che visitarono la Valsolda, feudo vescovile dal Medioevo all’Eta’ napoleonica.
L’edificio fu costruito a tappe tra la seconda metà del ‘500 e la prima metà del ‘600. La decorazione interna fu praticamente rifatta nel 1918.
L’impressione che desta l’interno è quello di una festa di forme e colori. Nell’insieme della decorazione scultorea e pittorica, opera di artisti locali, risaltano le molte deliziose figure di Angeli e sopratutto di putti , rappresentate negli atteggiamenti piu’ svariati e birichini. Bello anche l’effetto illusionistico delle finte architetture che incorniciano gli affreschi delle cappelle laterali.

La chiesa di Albogasio Superiore è dedicata a S. Ambrogio, la sua costruzione è databile al XV o XVI secolo.

Anch’essa modificata intorno al 1500, all’interno viene affrescata da Stefano Vignola nel 1680, con opere raffiguranti la storia del santo.

La chiesa di San Nicola è la piu’ piccola di Valsolda. La dedicazione a questo Santo risulta naturale per il fatto che è da sempre considerato il protettore della gente che utilizza le vie d’acqua.. Secondo la leggenda il suo corpo fu trafugato e trasportato via mare dall’Oriente a Bari. Una sua piccola statua con in mano lo stipetto delle elemosine si trova sul muro esterno sud, entro una nicchia.

L’interno, modesto, presenta nel presbiterio alcuni affreschi interessanti: San Nicola ordina la distruzione di un tempio pagano, con un San Nicola stranamente somigliante a San Carlo Borromeo; Due preti, in barca con un’anfora d’olio, sono colti da una tempesta scatenata dal diavolo nelle sembianze di una donna; i due pregano San Nicola (in alto, su una nuvoletta) di soccorrerli; seguendone il consiglio rovesciano l’anfora nel lago: invece dell’olio ne escono tanti diavoletti neri, e la situazione si normalizza.
Affacciate alla veranda sulla strada sono tre ragazze che il padre non riesce a sposare perchè non ha i soldi per la dote, e che quindi vuole mandare a prostituirsi. Passa il Santo e getta sul davanzale una borsa di monete. La scena è molto fresca e vivace.
Dalla parte superiore del paese una strada, proveniente da Loggio, porta al cimitero e all’antistante Oratorio di San Carlo, eretto in occasione della canonizzazione dell’arcivescovo. Oltre l’Oratorio la strada continua fino a Cima, un tempo lembo estremo della Valsolda, “La Cima” appunto.

Il grazioso e devoto Santuario della Madonna della Caravina si trova sulla strada che collega Lugano e Porlezza, sulle rive del Ceresio.

Il Fogazzaro nel “Piccolo Mondo Antico” ha cantato in modo romantico, la bellezza poetica del posto dove sorge il Santuario, proprio al limitare della Valsolda, l’unica terra d’Italia che seppe per oltre un millennio, custodire inviolata la libertà e l’indipendenza. Dai tempi di Carlo Magno fino al 15 Maggio 1783, quando fu dolorosamente annessa all’Austria, la Valsolda si resse sempre a libero Comune sotto l’alta sovranità dell’Arcivescovo di Milano che tuttora porta il titolo di “Signore della Valsolda”.

Nel punto dove, fra il verde chiaro degli ulivi e quello più cupo dei cipressi, biancheggia il Santuario e dove il monte sembra protendersi sul lago quasi a contemplarne la severa bellezza, esisteva fin dagli inizi del 1500 una rozza cappelletta campestre che aveva dipinta sullo sfondo la Madonna Addolorata con Gesù morto sulle ginocchia.

Nel 1530, un fuoriuscito valsoldese, sfuggito alla giustizia, aveva potuto salvarsi varcando il confine italo-svizzero. Arrivato alla cappelletta della Caravina, le autorità sanitarie della Valsolda lo sottoposero per misura precauzionale ad una rigorosa quarantena. Purtroppo il poveretto era infetto da peste bubbonica. Consunto dall’inedia e rifuggito da tutti, l’infelice passava le lunghe ore della giornata all’interno della cappelletta a domandare conforto a Colei che i Padri della Chiesa chiamano “Pubblico Ospedale dei poveri peccatori”. Un giorno vide in sogno la Madonna della Caravina, prendere vita, avvicinarsi a lui e fargli quello che il Buon Samaritano fece al viandante di Gerico. Svegliatosi, s’accorse d’essere guarito. Il sogno era diventato realtà.Pochi anni dopo accadrà il miracolo che darà origine al Santuario odierno.

La chiesa di San Bernardino è l’unica in Valsolda ad avere tre navate. Originariamente intitolata ai SS. Giovanni Battista e Stefano (riprodotti sulla facciata ai lati del portale), fu dedicata a San Bernardino da Siena in occasione della sua canonizzazione, avvenuta nel 1450. Pochi anni prima il Santo aveva predicato sia a Como che a Lugano.
Anche nel caso di San Bernardino il cimitero fu spostato fuori dall’abitato sulla via per San Rocco, cappelletta eretta sul sentiero utilizzato per raggiungere gli alpeggi.

Come tutte le chiese di Valsolda anche la chiesa di Castello, situata all’inizio ovest del paese, è stata totalmente rifatta nel XVI sec. con inversione dell’orientamento, in modo da creare piu’ spazio davanti alla chiesa e facilitare cosi’ l’ingresso alle processioni, molto frequenti a quei tempi. Il cimitero antistante l’antico ingresso fu spostato al di là del paese, all’uscita verso Puria.

La dedicazione a San Martino risale al dominio dei Franchi (IX sec.) devoti a questo Santo che fu vescovo di Tours; mentre si ritiene che precedentemente la chiesa fosse intitolata a S. Giovanni Battista, Santo venerato dei Longobardi (VI-VII sec.) e al quale tuttora é dedicato un altare.
L’interno a navata unica offre uno spettacolo eccezionale grazie al soffitto (fine ‘600) voltato e affrescato da Paolo Pagani, pittore originario di Castello, al suo ritorno da una lunga permanenza nel Centroeuropa. I temi da lui trattati si raccordano ai soggetti delle sottostanti pale d’altare preesistenti, dando luogo ad una composizione complessa, dedicata alla vittoria del cristianesimo sul paganesimo, della fede cattolica sulle eresie.
La tematica della volta è anche legata a vicende personali del Pagani, e alla storia di Castello, nel medioevo rifugio dei Catari, gruppo di eretici combattuti dalla chiesa di Roma, e nel ‘600 particolarmente esposta all’influsso della Riforma protestante proveniente dalla vicina Svizzera.

La chiesa di San Bartolomeo, fondata nel 1362, è situata a metà strada tra le frazioni di Loggio e di Drano su un’altura che sovrasta la valle del Soldo, in modo da essere equidistante dai due abitati. Accessibile dalla via che continua per Puriatramite una doppia mini-rampa di scale, la chiesa subi’ varie ristrutturazioni, di cui l’ultima nel 1736, quando fu eretta la nuova sacrestia e rialzato il campanile in cima al quale fu posta una sfera, dorata con oro zecchino proveniente da Torino.
La dedicazione a San Bartolomeo implica, si ritiene, un legame con l’attività di concia delle pelli di cui San Bartolomeo é il patrono: secondo la tradizione il Santo subi’ il martirio della scorticazione, e veniva spesso rappresentato con addosso,  come fosse un mantello, la propria pelle (vedi ad esempio la famosa statua di San Bartolomeo nel Duomo di Milano).
Sulla controfacciata, grande affresco con il “Trionfo dell’Eucaristia”, tema molto attuale in quell’epoca perché la riforma protestante aveva soppresso questo sacramento. L’autore dell’affresco, Gian Battista Pozzi, aveva preso per modello un famoso arazzo del Rubens (celebre pittore del ‘600) sullo stesso soggetto, esistente a Torino presso la corte dei Savoia.
Sopra il 1° altare a sinistra vi è di nuovo la Sacra Sindone detta nel linguaggio popolare “il Santo Sudario”, per il quale si celebrava la messa il giorno 4 maggio.
La 2° cappella a destra, detta “dei Morti” in quanto istituita dall’omonima antica confraterita, rimanda all’Ossario situato al lato dell’accesso al sagrato, riccamente affrescato ma in pessime condizioni, e alla tappezzeria funebre, costituita da 12 teli neri rettangolari dipinti in argento e colori:  vi sono rappresentati altrettanti scheletri avvolti negli abiti che ne caratterizzano il ruolo mondano. Questi paramenti non vengono piu’ esposti, mentre il giorno della Festa di San Bartolomeo (agosto) si possono ammirare i preziosi paramenti in damasco rosso ricamati in oro zecchino, dono della famiglia Mossini.
Sull’altura affacciata al lago, a sud di Loggio oltre la conca cosidetta di “campó”,  si situa il cimitero e, accanto ad esso, la cappella dedicata a San Carlo, eretta in occasione della sua canonizzazione (1610).

La chiesa è a navata unica, la pala dell’altare maggiore rappresenta il martirio di S. Sebastiano ed è opera dello storico valsoldese Carlo Barrera autore del libro: “Storia della Valsolda” del 1864. Barrera fu storico, pittore, architetto e anche poeta. Una lirica dedicata alla madre è inserita nel  suo monumento funebre presente in chiesa. A destra un grande affresco del 1944 ricorda la tragedia della seconda guerra mondiale.

La chiesa è a navata unica, la pala dell’altare maggiore rappresenta il martirio di S. Sebastiano ed è opera dello storico valsoldese Carlo Barrera autore del libro: “Storia della Valsolda” del 1864. Barrera fu storico, pittore, architetto e anche poeta. Una lirica dedicata alla madre è inserita nel  suo monumento funebre presente in chiesa. A destra un grande affresco del 1944 ricorda la tragedia della seconda guerra mondiale.

La chiesa di S. Mamete è dedicata ai santi Mamete e Agapito . Essa possiede un bel campanile romanico dell’XI secolo che un tempo era staccato dal corpo della chiesa.
Nella parte esterna dell’edificio si vedono i segni delle varie modifiche eseguite nel tempo. Sul lato che guarda verso il lago si notano affrescati alcuni stemmi di Arcivescovi milanesi, Signori della Valsolda. All’interno la chiesa presenta un’unica navata con quattro cappelle laterali. Dietro l’altare maggiore vi è un antico dipinto raffigurante la Madonna col Bambino e San Mamete, ma la visuale è ostruita dall’altare stesso. Sui due lati del presbiterio sono rappresentate due scene della vita di S. Mamete: la cattura effettuata dai soldati di Alessandro e la morte nella fornace, eseguiti dal pittore Salvatore Pozzi di Puria . Le cappelle a sinistra raffigurano: una pietà con S. Pietro martire e S. Domenico e nell’altra varie raffigurazioni dell’angelo custode . La cappella è un interessante esempio di pittura illusionistica.

Nelle cappelle a destra troviamo: un altare della Madonna e nell’altra una tela con lo sposalizio della Vergine . All’ingresso del sagrato, c’è un ossario sulla facciata del quale si intravedono decorazioni ormai scolorite.

Di origine romanica S. Maria Assunta fu totalmente rifatta nei sec. XVI-XVII. La grande navata unica che ne caratterizza l’interno, risulta particolarmente imponente se confrontata con il restante corpo dell’edificio. Cio’ è dovuto ai maestosi arconi addossati alle pareti laterali. Si ritiene  risalgano a un incompiuto progetto di ristrutturazione attribuito a Pellegrino Tibaldi detto “il Pellegrini”. Nato a Puria nel 1527, il Pellegrini fu grande architetto, oltreché pittore, al servizio di Carlo Borromeo arcivescovo di Milano, e fu insignito da Filippo II di Spagna, per il quale lavoró all’Escuriale, del titolo di Marchese di Valsolda. Controfacciata: ai lati dell’organo, due angeli affrescati in finto rilievo.
Cupola: decorata secondo i canoni dell’illusionismo prospettico allora di gran moda (‘700), ne risulta fortemente dilatata.
Lato sinistro: –  dipinto votivo, dedicato ai Santi della peste Sebastiano e Rocco, commissionato da Ottavio Callegari, mercante a Venezia;
–  cappella di S.Antonio Abate, Santo eremita guaritore dell’Erpes Zoster, malattia nota come “Fuoco di Sant’Antonio”. Di fianco, due figure importanti per la storia locale: una statua di San Lucio con il formaggio in mano, immagine tradizionale del Santo, patrono degli alpeggi; e San Pietro Martire, grande persecutore degli eretici, rappresentato in affresco nell’attimo della sua uccisione da parte di un sicario, inviato da Stefano Confalonieri, signore del Castello di Albogasio e protettore dei Catari; transetto con cappella dedicata a Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano e Signore di Valsolda, in occasione della sua canonizzazione (1610):  

  • al centro, San Carlo in preghiera davanti al Sacro Chiodo, reliquia del Duomo di Milano;
  • a sinistra, attentato a San Carlo da parte di un frate appartenente all’ordine degli Umiliati, ostile al Borromeo; lo si intravede, con l’arma puntata, alle spalle del personaggio in primo piano;
  • a destra, la Valsolda rende omaggio a San Carlo. In primo piano Don Domenico Pozzo, parroco di San Mamete , caudatario (cioé reggitore dello strascico) dell’arcivescovo;  in mano una “pezzuola da naso”. Architetture illusionistiche fanno da cornice alle scene, peraltro in pessime condizioni.

Lato destro:

  • cappella di Sant’Eurosia, figura importata dagli Spagnoli, nel Seicento signori della Lombardia; molto venerata dalle popolazioni rurali perché intercedeva a favore del sereno o della pioggia. I suoi attributi, corona, scettro e ermellino, ne indicano l’origine regale. La tradizione ne tramanda la decapitazione da parte dei Mori nella Spagna del VII sec.
  • Confessionale degli uomini, a cui si accede dal transetto destro attraverso una porticina. Vi si trova un affresco della Trinità, commissionato dal Pellegrini per il padre, e originariamente sul muro esterno sud, dove un tempo si trovava il cimitero. Inglobato in quel vano, cosi piccolo, fa sembrare immenso quel Dio padre che regge tra le ginocchia il figlio crocifisso.

Nel pavimento al centro della navata, lastra della tomba presunta del Pellegrini.

Affari generali

Area Amministrativa – Affari generali e istituzionali

  • Responsabile del Servizio: Giana Marcella
  • Istruttore Amministrativo: Mazzola Cristina

Orari al pubblico:

dal Lunedì al Venerdì: 9.30 – 12.00

Martedì e Giovedì anche 17.00 – 18.00
IL PRIMO SABATO DI OGNI MESE 9.30 – 12.00

LUGLIO E AGOSTO SABATO CHIUSO

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Telefono: +39 0344.68121 – fax +39 0344.68834
Mail: m.giana@comune.valsolda.co.it
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Edilizia privata

Area Tecnica

Orari al pubblico:

Solo su appuntamento

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Lavori Pubblici

Area Tecnica

Orari al pubblico:

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Personale

Area servizi demografici e personale

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Polizia Locale

Area Polizia Locale

  • Responsabile del Servizio: Assistente Scelto P.L. Mariani Milly
  • Agente di Polizia Locale: Barraco Lorenzo

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Martedì e giovedì anche 17.00 – 18.00

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Protocollo

Area amministrativa

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Ragioneria

Area contabile

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Segreteria

Area Amministrativa

  • Responsabile del Servizio: Giana Marcella
  • Istruttore Amministrativo: Mazzola Cristina

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Martedì e Giovedì anche 17.00 – 18.00
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Servizi Demografici

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Tributi

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IMU anno 2021

ALIQUOTE, DETRAZIONI E SCADENZE

IMPORTANTE: tutte le novita’ in materia imu/tasi possono essere consultate al seguente link:

http://www.amministrazionicomunali.it/iuc/iuc_2016_2017.php

IMPORTANTE SUL SITO SOPRA POTRETE TROVARE IL CALCOLO ON LINE, attenzione ad impostare correttamente le aliquote come da delibera “ALIQUOTE E DETRAZIONI IMU anno 2021

CALCOLO IMU: https://www.amministrazionicomunali.it/imu/calcolo_imu.php

AIRE Aggiornamento 2021

LEGGE 30 dicembre 2020, n. 178 “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023”
– art. 1 comma 48. A partire dall’anno 2021 per una sola unità immobiliare a uso abitativo, non locata o data in comodato d’usoposseduta in Italia a titolo di proprietà o usufrutto da soggetti non residenti nel territorio dello Stato che siano titolari di pensione maturata in regime di convenzione internazionale con l’Italia, residenti in uno Stato di assicurazione diverso dall’Italia, l’imposta municipale propria di cui all’articolo 1, commi da 739 a 783, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, è applicata nella misura della metà e la tassa sui rifiuti avente natura di tributo o la tariffa sui rifiuti avente natura di corrispettivo, di cui, rispettivamente, al comma 639 e al comma 668 dell’articolo 1 della legge 27 dicembre 2013, n. 147, è dovuta in misura ridotta di due terzi.

E’ da evidenziare, dalla lettura della norma, che la riduzione si applica solo sull’abitazione e non sulle pertinenze. Quindi hanno diritto alla riduzione IMU solo i titolari di una pensione internazionale, che hanno lavorato in Stati esteri extracomunitari in convenzione con l’Italia e che sono residenti all’estero. Gli Stati esteri extracomunitari convenzionati con l’Italia sono i seguenti: Argentina, Australia, Brasile, Canada e Québec, Israele, Isole del Canale e Isola di Man, Messico, Paesi dell’ex-Jugoslavia*, Principato di Monaco, Repubblica di Capo Verde, Repubblica di Corea (solo distacco), Repubblica di San Marino, Santa Sede, Tunisia, Turchia, USA (Stati Uniti d’America), Uruguay, Venezuela. (fonte INPS)

*I Paesi dell’ex-Jugoslavia sono: Repubblica di Bosnia ed Erzegovina, Repubblica del Kosovo, Repubblica di Macedonia, Repubblica di Montenegro, Repubblica di Serbia e Vojvodina (Regione autonoma)

A corollario di quando detto sopra e a completamento degli Stati extracomunitari in CONVENZIONE si allega le RISOLUZIONE N. 5/DF del MINISTERO DELLE FINANZE avente per oggetto:

” Richiesta di chiarimenti in materia di IMU e di TARI concernente gli immobili posseduti in
Italia a titolo di proprietà o usufrutto da soggetti non residenti nel territorio dello Stato che
siano titolari di pensione maturata in regime di convenzione internazionale con l’Italia,
residenti in uno Stato di assicurazione diverso dall’Italia – Art. 1, comma 48 della legge 30
dicembre 2020, n. 178 ” pubblicata a fine pagina.

Per beneficiare della riduzione è necessario presentare richiesta e successivamente la Dichiarazione IMU

E quindi, se non rientrano nelle condizioni viste sopra, nessuna differente agevolazione di legge è prevista per i pensionati AIRE, come stabilito dal 2020. A meno che il Comune non preveda una aliquota agevolata per i pensionati AIRE o anche per i cittadini AIRE non pensionati, cosa che accade in qualche Comune.

SCADENZE:

I contribuenti sono tenuti ad effettuare il versamento dell’IMU per l’anno in corso in due rate, scadenti la prima il 16 giugno 2021 e la seconda il 16 dicembre 2021

f24/modello_f24_semplificato.php

E’ comunque consentito il pagamento in un unica soluzione entro il 16 giugno 2021.

VERSAMENTI:

I versamenti di IMU devono avvenire tramite il modello F24.

Nella sezione “IMU e altri tributi locali” del modello F24 occorre indicare il codice del Comune destinatario del versamento (C936 per il Comune di Valsolda) e riportare il codice tributo appropriato:

IMU3912Abitazione principale e pertinenze
IMU3916IMU Aree fabbricabili
IMU3918IMU Altri fabbricati
IMU3925IMU Immobili produttivi gruppo catastale “D” (Stato)

 BASE IMPONIBILE

La base imponibile per l’IMU è il valore degli immobili; per i fabbricati la base imponibile si ottiene applicando alla rendita catastale vigente al 1° gennaio dell’anno di imposizione, rivalutata del 5 per cento, i seguenti moltiplicatori:

160Fabbricati gruppo catastale A (escluso A/10) e cat. C/2 – C/6 – C/7
140Fabbricati gruppo catastale B e categorie C/3 – C/4 – C/5
80Fabbricati categorie catastali A/10 – D/5
65Fabbricati gruppo catastale D (escluso D/5)
55Fabbricati categoria catastale C/1

Per la determinazione del valore delle aree edificabili vedere l’allegato alla delibera di approvazione delle tariffe.

Gli importi di IMU da versare si ottengono moltiplicando la base imponibile per l’aliquota di competenza, considerando le quote ed i mesi di possesso dell’immobile e sottraendo le detrazioni, se spettanti.

 PER INFORMAZIONI

UFFICIO TRIBUTI: apertura al pubblico da LUNEDÌ a VENERDÌ dalle ore 9.30 alle ore 11.30

TELEFONO: 0344 68121 int.”2”

E-MAIL: a.dellera@comune.valsolda.co.it    SITO WEB: www.comune.valsolda.co.it


 IMPORTANTE:

QUANTO DETERMINATO DAL REGOLAMENTO  IUC  RISULTA ESCLUSIVAMENTE APPLICABILE, SE NON IN CONTRASTO CON QUANTO DISPOSTO DALL’ATTUALE NORMATIVA.

Notizie storiche

L’ipotesi più accreditata fa risalire l’origine del nome Valsolda all’espressione latina vallum solidum, ovvero sistema fortificato.

Il comune di Valsolda confina a nord con la Svizzera e la Val Cavargna; ad est con il territorio di Cima; a sud con il lago di Lugano e ad ovest con la Svizzera.

La Valle, tutta rivolta a mezzogiorno, è soleggiata da mattina a sera e protetta verso nord da una barriera di monti.

L’aspetto della Valsolda, per chi lo contempla dal lago, è veramente ameno e pittoresco, poiché alla maestosa nudità delle rupi dolomitiche che dominano in alto, fa riscontro il delizioso panorama dei villaggi disposti a scala per il pendio e i boschi che si stendono dalle rive, colmi di lussureggiante vegetazione.

Le case concorrono a dare un aspetto suggestivo. Il territorio dell’attuale Comune di Valsolda ha forma, grossomodo, di anfiteatro semicircolare, aperto al centro verso il lago Ceresio, limitato verso Porlezza dai Monti Pizzoni (1303 m) e verso Lugano dalla Colmaregia (1516 m), dalle Cime di Noresso (1721 m) e di Fiorina (1809 m), per tornare al lago ad oriente col Bronzone (1434 m), la Forcola (1195 m) e di nuovo coi Pizzoni.

La Valsolda è costituita da due valloni che congiungono le acque del torrente Soldo prima di sfociare nel lago. Il vallone occidentale proviene dal Monte Boglia e dall’Alpe di Castello (1250 m), l’altro orientale dall’Arabione o Torrione (1805 m ) e dal passo Stretto (1101 m).

La superficie della Valsolda è di 31,64 Kmq.
Vi è compresa una parte della sponda opposta del lago, sul monte Bisnago, mentre è esclusa la regione di Cima che fino al 1480 era incorporata alla Valsolda ed era chiamata «La cima», perché segnava la punta estrema orientale della regione. In Valsolda l’inverno è breve e la neve difficilmente vi si sofferma. Le piogge sono generalmente abbondanti in primavera ed in autunno, la nebbia è rarissima e prevale il sereno. Dominano di frequente i venti locali che sono: il Tivano, che spira il mattino dal lago alla terra (est – ovest), la Breva, che ha direzione opposta (ovest – est). Per la sua fortunata posizione, la Valsolda ha una vegetazione assai varia: dagli ulivi e limoni della riva, agli abeti della Serte, ai faggi della Bolgia.
Il lago prospiciente la Valsolda è chiamato Ceresio, secondo alcuni cosiddetto da certi popoli del Belgio, chiamati appunto «Ceresi». È conosciuto più comunemente come lago di Lugano dal nome della principale località.

              

Ospitalità

Di seguito l’elenco delle strutture presenti sul territorio.
Cliccando sul nome si aprirà in automatico la pagina internet della struttura stessa (se comunicata).

  • “Crotto Campo”, Ristorante Pizzeria, Loggio
    tel.034468767
  • “La Lanterna”, Ristorante, Cressogno
    tel.034469014
  • “Ristoro del Pellegrino”, Ristorante, Cressogno
    tel.034469022
  • “La Perla d’Oriente”, Ristorante cinese, Albogasio Superiore
    tel. 034468316
  • “Malombra”, Trattoria Pizzeria, Dasio
    tel.034468197
  • “King pub”, Bar tabacchi, S. Mamete
    tel.034468623
  • “Cioccolato”, Wine Bar, S.Mamete
    tel.034468182
  • “Gianni”, Bar Pub, S.Mamete
    tel.034468147
  • “Da Simona”, Snack Bar, Albogasio
    tel.034468219

Caffè del Viaggiatore

via statale, 34
22010 S.Mamete Valsolda (CO)

Tel. +39 0344 68945
Fax +39 0344 68945

cell. 339 85 62 458

Hotel Stella d’Italia

Piazza Roma 1
22010 S.Mamete Valsolda (CO)

tel. +39 0344 68139
fax.+39 0344 68729

Campeggio San Rocco

Via Leonardo da Vinci, 10
22010 Valsolda (CO)

tel. +39 0344 68500
Email: campeggiosanrocco@yahoo.com


Altri siti:

Sito del turismo di Menaggio

Portale turistico del territorio del Lago di Como

Valsolda terra d’arte

Terra d’arte e soprattutto terra che diede i natali a numerosi artisti. Soprattutto nel cinquecento e nel seicento.
Pellegrino Tibaldi, primo architetto di Carlo Borromeo, il quale si firmava Arcivescovo di Milano e Signore della Valsolda. Al Pellegrini, nato a Puria nel 1527, si devono, alla fine del 500, l’ampliamento della chiesa dell’Assunta architettonicamente simile alla ben più celebre chiesa di S. Fedele in Milano,anch’essa realizzata dal Tibaldi. All’interno dell’Assunta possiamo trovare dipinti attribuiti al Procaccini ed ai Pozzi di Puria.

Paolo Pagani, 1655-1716 dopo varie peregrinazioni in Europa, soprattutto in Moravia, regalò alla Valsolda, e soprattutto a Castello, paese natio, stupendi affreschi all’interno della chiesa di San Martino.

I Pozzi di Puria :
Giovan Pietro, Francesco, Marco Antonio, attivi in santa croce di Riva San Vitale
Francesco Pozzo , scultore, attivo in Piemonte, Il padre Domenico (1638-1688), ha dipinto il Martirio di S.Eurosia nella chiesa del paese, Bartolomeo Pozzi, infine è l’autore della pala d’altare della medesima chiesa.


I Pozzo, sempre di Puria, scultori in marmo e bronzo, attivi tra il sei e settecento nel Duomo di Milano

In Veneto, (1676) erano attivi Andrea e Domenico Pagani, presso le botteghe degli stuccatori Paracca e Pozzo, anch’essi di Valsolda. Tra il sei ed il settecento anche i Muttoni di Puria o Cima sono in Veneto, Si trovano tracce anche di Rinaldo Visetti , stuccatore e Francesco Pozzo e Giovanni Merlo entrambi scultori Gian Antonio Ceroni di Albogasio, presente all’Escorial, in Spagna dove possiamo ammirare i suoi “angeli in bronzo” per il sepolcro di Filippo III

Isidoro Affaitati, architetto del Re di Polonia
Carlo Ceroni ed il fratello Giuseppe, Giuseppe Simone Bellotti, imprenditore edile, sovrintendente alle costruzioni di Varsavia e dintorni
Giovan battista Pozzo, Nato a Loggio nel 1667, buon copista, ha lasciato in Valsolda e nelle chiese del Lario numerose opere, ed alla fine del 600, come risulta dai documenti teneva una scuola di pittura nel suo paese natale.
Carlo Barrera, cugino di Antonio Fogazzaro, pittore, scultore e storico, dipinge la pala nella chiesa di Oria. “San Sebastiano soccorso da Irene”. L’opera ottocentesca più interessante del periodo.


Luoghi d’interesse culturale e turistico


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Frazioni di Valsolda

Valsolda è un comune di 1.485 abitanti (2021) della provincia di Como.

Il comune è nato nel 1927 dalla fusione di sei comuni preesistenti: Albogasio, Castello Valsolda, Cressogno, Dasio, Drano e Puria in Valsolda.

Il comune di Valsolda non è costituito da un unico centro urbano ma da una serie di frazioni, alcune delle quali in riva al Lago di Lugano (Cressogno, San Mamete, Albogasio, Oria e Santa Margherita, sul lato opposto del lago), altre sulle pendici della montagna (Loggio, Drano, Puria, Dasio e Castello), Il territorio del comune e quello della valle occupata (Valsolda o Val Solda) corrispondono completamente.

In epoca medioevale Albogasio (304 m) fu il primo nucleo abitativo della rocca di S. Martino sostituito poi dall’abitato di Castello. La frazione è divisa in due parti: Albogasio superiore e inferiore collegate tra loro da numerose e ripide scalette. Ad Albogasio superiore spicca un’imponente costruzione denominata Villa Salve. Il palazzo fu ideato, dall’architetto valsoldese Isidoro Affaitati, che in Polonia progettò una costruzione quasi identica. Al centro della casa c’è un cortile, che dà luce all’edificio, da cui partono le scale per gli appartamenti. La facciata ha un doppio loggiato rivolto verso il lago. Nella piazza Malombra, vicina alla villa, si trova un lavatoio costruito dal Comune nel 1867. Altro imponente edificio è il “Palazzo delle colonne”. Albogasio inferiore è posto a ridosso del lago e ha un pontile di attracco per le barche. Una graziosa mulattiera, che costeggia il lago, lo collega ad Oria . Il paese è dominato dalla chiesa dell’Annunciata che lo sovrasta dalla sua altura. Ad est della chiesa scende verso Cadate la scala della Calcinera, dove, nel Piccolo Mondo Antico, Fogazzaro localizza l’incontro tra Luisa e la marchesa. La posizione a scala dell’abitato di Albogasio consente a quasi tutte le case di godere del bellissimo panorama del Ceresio e della valle circostante

Il paese di Castello (451 m) è posto a strapiombo sopra  un dirupo, meno ripido verso S. Mamete, più impervio nella parte verso Puria chiamata per questo “Al pizz”. Le case a ridosso dell’erta sono poste a semicerchio, le altre nella fila dietro e poi a scalare verso monte dove si trovava l’antica rocca. Il paese è un labirinto di vicoli, scalette, portici, anfratti, case addossate le une alle altre tipiche dei sistemi difensivi. Ovunque a Castello si aprono scorci di panorama davvero incantevoli: dal sagrato della chiesa si può ammirare il lago fino al S. Salvatore, il promontorio di S.Mamete, Oria e Albogasio; dal centro del paese si apre la vista su Drano e Loggio e dal portico del Fighett appare inquadrata tutta l’alta valle con la sua corona di monti.Salendo alla chiesetta dell’Addolorata, un tempo oratorio di S. Martino, si ha una visuale a 360 gradi dell’intera valle. La chiesetta apparteneva un tempo al castello e sembra avere origini molto antiche  visto che risultava già abbandonata alla fine del 1500. Dell’antico castello rimangono solo le fondamenta con i segni di quattro bastioni angolari. L’edificio è stato trasformato in un’abitazione privata. L’ultimo castellano che si ricorda fu Stefano Confalonieri, , un nobile milanese che, nella metà del 1200, dava rifugio agli eretici e che fu il mandante dell’uccisione di frate Pietro il cui martirio è raffigurato in molte chiese di Valsolda. Tra le case di rilievo del borgo c’è la casa nativa del pittore Paolo Pagani, nato a Castello nel 1655. L’abitazione è stata utilizzata fino agli anni ’70 come scuola elementare ed ora è in corso un restauro per adibirla a museo. Sui muri delle vecchie case si intravedono ancora affreschi, stemmi, stucchi e portali.

Il paese di Cressogno (277 m) si affaccia sul lago e il suo Santuario è posto all’estremo confine della valle verso il territorio di Porlezza. È diviso in Cressogno inferiore, situato lungo la riva, nella zona sottostante la statale Regina e Cressogno superiore che si estende dalla Caravina fino a Loggio.

A Cressogno inferiore troviamo la chiesetta di San Nicola e la casa che nel “Piccolo mondo antico” era abitata dalla marchesa Maironi. Vicino alla villa c’è un grazioso imbarcadero. A Cressogno superiore si trova la vecchia canonica sul cui ingresso si vede ancora lo stemma dell’arcivescovo Federico Visconti e l’immagine di una Veronica. Lungo la viuzza che attraversa il paese vi sono due lavatoi. Dalla parte a monte partiva una mulattiera che conduceva a Dasio della quale rimane solo un piccolo tratto iniziale.

Proseguendo verso il Santuario si incontra un oratorio di San Carlo: l’ultimo di quelli pensati dai Valsoldesi per glorificare il loro arcivescovo. Fu fondato nel 1617 e progettato da Domenico Pellegrini, nipote di Pellegrino. Nella volta del tempietto è raffigurato il Santo nella gloria del paradiso. Da questo luogo si può ammirare un bellissimo scorcio di panorama del lago e dei monti sovrastanti.

Il paese di Dasio, posto a 580 m, è il più alto della Valsolda. Lo sovrastano le cime rocciose di Noga e di Sasso di Monte. Da lì parte ancora l’antica via, ora sentiero delle 4 valli, che attraverso il Passo Stretto mette in comunicazione con il Lario e la Svizzera.

Lungo i vicoli e le stradine si possono osservare caratteristiche case e  vecchie stalle. Nella parte alta del paese c’è una fontana chiamata “Carciò” rinomata per la bontà della sua acque sorgive. Le stesse acque, due vie più sotto, vengono raccolte in un pittoresco lavatoio. All’ingresso del paese vi è la vecchia caserma della finanza, ormai diroccata, punto di controllo del contrabbando locale fino al dopoguerra.

Sopra la chiesa c’è una palazzina con giardino che un tempo era adibita a locanda, lì soggiornò Fogazzaro per scrivere l’ultima parte del suo romanzo: ”Leila”. Annesso vi era il “gioco delle bocce”, svago in uso in Valsolda fino alla metà del 1900.

Drano (473 m), che fino a qualche decennio fa era il più piccolo della Valsolda, ha avuto in questi anni un notevole sviluppo urbanistico  che l’ha trasformato. Il vecchio nucleo del paese è posto a strapiombo sopra una collinetta e domina la valle sottostante. Qui si trovano due antiche case: casa Pezzi e casa Prata. Domenico e Giacomo Pezzi furono, nel seicento, l’uno curato e l’altro ricco mercante a Venezia.

Casa Prata, oggi Sambucini, ha un doppio ordine di logge con colonnine e un oratorio interno. Nella parte alta del paese, in una minuscola piazzetta intitolata a S. Simone, si trova la chiesetta di Drano, dedicata ai SS. Innocenti. Lungo le contrade si notano resti di stemmi e portali decorati, testimonianze di signorili edifici. Dalla piazza parte la mulattiera che porta ai pascoli di Rancò e al Passo Stretto. All’imboccatura del viottolo si trova il lavatoio, recentemente ristrutturato.

Il paese di Loggio (370 m) è posto al centro della Valle ed è l’unico agglomerato in posizione pianeggiante. Il paese è percorso orizzontalmente da due contrade parallele, lungo le quali si possono osservare vecchie abitazioni, spesso affrescate con temi religiosi. Nella contrada superiore, in una piccolissima piazzetta, si trova casa Mossini.

Sopra il portone dell’entrata vi è un’immagine della Sindone  con la Madonna dai sette dolori. Lungo la facciata una serie di graffiti con putti. Il culto della Sindone, presente a Loggio, sembra derivare da un periodo di emigrazione di alcuni lavoratori del luogo a Torino, in un momento di ostensione della stessa. Sempre nella contrada superiore c’è casa della Vignora con un triplice loggiato interno. Da qui parte un viottolo che collega il paese con Drano, sentiero ripido chiamato Scarell. Nelle vicinanze si può osservare un lavatoio coperto, cinquecentesco, con una mola circolare in pietra.

Uscendo dal paese, verso ovest, si arriva  a una piazzetta da cui parte sia la scalinata che porta alla parrocchiale proseguendo poi  come mulattiera verso la valle alta, sia il sentiero che porta a S. Mamete. Prendendo l’acciottolato che scende si arriva ai prati di Campò e ai Dossi, oltre i quali si trova il cimitero e l’oratorio di S. Carlo all’Esquilino. Il tempietto ha una base ottagonale, sormontata da una parte circolare: sorge nel punto in cui vi era una cappella dedicata alla Madonna delle Nevi.In cima alla scalinata, oltrepassata la casa Effata, oratorio di Loggio, c’è la chiesa di S. Bartolomeo.

I due edifici comunicavano attraverso un sottopassaggio. All’ingresso del sagrato si trova un ossario, utilizzato soprattutto nel 700. Le pareti, ormai scrostate, erano completamente affrescate con motivi allegorici riferiti alla morte. Si intravedono ancora alcune scene in cui la morte è rappresentata con la falce e una scritta dice :”Nemini parco”.

La frazione di Oria (272 m) è posta all’estremo confine ovest della Valsolda  e segna il punto di valico con la Svizzera . Il nucleo si distende lungo la riva del lago e gode di una maggior tranquillità rispetto agli altri paesi lacustri poiché non è attraversato dalla Statale. Una panoramica mulattiera lo collega ad Albogasio. Il centro è costituito da un grazioso imbarcadero, un portico che dà accesso al pontile e una pittoresca piazzetta a forma di anfiteatro con due scalinate laterali.

A lago vi sono belle ville con piccoli giardini. Dall’imbarcadero un sentiero conduce alla villa del Nisciorée e alla dogana. A lago è anche la chiesetta parrocchiale, col suo sagrato dagli alti cipressi che dà accesso a quello che, nel Piccolo mondo antico, era l'”Orto di Franco”. Il giardino è formato da un viale ricoperto da un pergolato di glicine e da un praticello ben curato dove svettano alcuni cipressi e un gigantesco pino marittimo col tronco avvolto da una siepe d’edera. Dall’altro lato del sagrato c’è la Villa del Fogazzaro. Dalla viuzza che la attraversa si può notare la darsena dove il poeta ambienta la morte di Ombretta. La casa è formata da una cinquantina di stanze, ancora arredate come al tempo del Fogazzaro e vi si possono osservare oggetti, foto, ricordi che gli sono appartenuti. Interessanti stanze sono: il salone “Siberia”, chiamato così perché posto sopra la darsena e quindi freddo, la biblioteca, la sala della musica, e il corridoio in cui sono esposti i ricordi, tra i quali un servizio di piatti regalato all’attuale proprietario dalla regina Elisabetta d’Inghilterra.
Dal corridoio si accede al terrazzino nel quale, nel romanzo, lo zio Piero accendeva il lumicino per segnalare la direzione quando Franco e Luisa uscivano in barca nelle notti nebbiose. Bellissimi sono i giardinetti, posti su tre livelli, in cui  si trovano  glicini, limoni, allori, siepi  e una  vecchia pianta di olea fragrans. Alla morte dell’attuale Marchese Roi, la Villa verrà donata al F.A.I.

Anticamente fortificata, Puria è stata un nodo viario importante all’interno della Valsolda. Vi convergeva la via proveniente dal lago di Como, nella quale confluivano le mulattiere delle valli Sanagra, Cavargna, Colla (CH), Rezzo (Passo Stretto), e le vie provenienti  da Castello , da Bré e dall’alto Luganese. Vi fu rinvenuto il “Tesoretto dell’imperatore Maurizio”, un ripostiglio di monete bizantine della fine dal VI sec. Fu anche sede di mercato. L’abitato vanta alcune belle case patrizie e fontane di pregio.
Vi arriva il sentiero da Loggio e ne esce quello per Dasio . La via centrale all’interno del paese è la via Salomone, la quale alla fine si allarga e prosegue rettilinea per  una cinquantina di metri – col nome di Via al Tempio – fino al sagrato dell’Assunta, la parrocchiale,  la cui facciata le fa da fondale.

Santa Margherita (272 m) posta sulla sponda opposta del Ceresio, di fronte a Oria, ai piedi del monte Bisnago, c’è un piccolo agglomerato valsoldese chiamato S. Margherita. Il “paesino”, raggiungibile solo via lago, è formato da un piccolo nucleo di case, alcune ville a lago, qualche cantina e una chiesa.

Fino alla metà del 1900 una funicolare univa il paese a Lanzo Intelvi, ora si vede solo una vecchia locomotiva adiacente all’albergo stazione ormai diroccato. A S. Margherita  esistevano anche due caserme della finanza, una è ora adibita ad abitazione privata, mentre l’altra  è stata acquistata del Comune che ha ripristinato l’attracco posizionando un pontile mobile. Sulla facciata dell’edificio semidiroccato si vedono due affreschi  e a lato una vecchia torretta.

Al tempo della peste del 1600 S. Margherita venne utilizzato come lazzaretto allo scopo di contenere la diffusione del male.

S. Mamete (271 m) è situato su un piccolo promontorio nel punto in cui il  fiume Soldo sfocia nel Ceresio. È  il capoluogo della valle, sede del municipio e dell’ufficio postale ed è provvisto di un pontile per l’attracco dei battelli. Ha una pittoresca piazzetta, attorniata da portici che proseguono fino al lago. In questa piazza, un tempo non attraversata dalla statale Regina, si svolgevano le attività commerciali e amministrative della valle.

Attualmente vi sono alcuni bar, negozi, banche e un albergo. Percorrendo suggestivi vicoli, nella parte a monte del paese, si arriva al vecchio mulino e all’antica filanda, ormai diroccati. La via Bellotti porta al municipio dove, nella sala consiliare si possono ammirare due tele del pittore valsoldese Paolo Pagani. In una è rappresentato “Il sacrificio di Isacco” e nell’altra un “Santo con due putti”.

Nel giardinetto davanti al municipio un sottopassaggio porta al parchetto pubblico di San Mamete: piccolo, ma grazioso spazio provvisto di una piscina per bambini e di una spiaggetta con un’incantevole vista sul lago. Il fiume Soldo divide il  nucleo del paese dalla zona di Casarico, dove si può ammirare Villa Claudia, un tempo Villa Lezzeni, con il suo bellissimo parco. La villa possiede un oratorio privato dedicato a S. Filippo Neri. All’imbarcadero di Casarico ha inizio la vicenda del Piccolo Mondo Antico, che vede in una grigia giornata tempestosa, arrivare dal viottolo che portava ad Albogasio, i Pasotti in procinto di imbarcarsi per Cressogno. Li aspetta un pranzo, offerto dalla marchesa Maironi , a base di risotto e tartufi.

Oltre Casarico, in località Cadate, si trova il vecchio ospedale di Valsolda, ora solo in piccola parte utilizzato dalla Croce Rossa. Lo stabile, un tempo villa Affaitati, fu donato da Monsignor Renaldi, col vincolo di usarlo per i poveri della valle. Dalla piazzetta di S. Mamete parte una scalinata che porta alla parrocchiale di S. Mamete e Agapito e prosegue come mulattiera verso la valle alta.

All’inizio della scala uno stemma arcivescovile e una scritta che invita a non ricorrere ai tribunali, identifica uno stabile che in epoca feudale era utilizzato come Pretorio. Ora è casa parrocchiale e al posto delle vecchie prigioni è stata ricavata una cappella. In cima alla scalinata si trova la Parocchiale. Più avanti uno dei tre Oratori di San Carlo, eretto nel 1610 in occasione della canonizzazione dell’arcivescovo. Il tempietto a forma circolare fu progettato da Domenico Tibaldi, nipote del Pellegrini. All’interno una tela con il ritratto del Santo. La devozione popolare racconta che S. Carlo, in occasione della sua seconda visita in Valsolda, mentre saliva verso l’alta valle, si appoggiasse alla roccia  lasciando con la mano un’impronta. I fedeli scolpirono in quel punto una croce e successivamente fu scelto quel luogo per edificare l’Oratorio.

Raccolta differenziata

Differenziare bene per riciclare meglio: Decalogo per la raccolta differnziata di qualità

Quando si fa la raccolta differenziata è facile incorrere in errori: il Decalogo per la raccolta differenziata di qualità di CONAI aiuta i cittadini a separare correttamente i rifiuti di acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro.
Fare correttamente la raccolta differenziata significa aumentare la quantità di materiale riciclato, diminuire quello che finisce in discarica e quindi aiutare l’ambiente. Non sempre è facile, si possono fare anche involontariamente molti errori.
CONAI ha redatto appositamente un Decalogo Raccolta Differenziata di Qualità (www.raccolta10piu.it), che guida i cittadini nel separare correttamente gli imballaggi. Ecco alcuni degli errori più comuni e alcune indicazioni su come evitarli.

  • Vetro
    Alcuni materiali sembrano vetro ma non lo sono! Un esempio, la vetroceramica (pirex), la cui assoluta trasparenza può trarre in inganno. Il pirex – così come piatti e tazzine di ceramica – va tenuto ‘alla larga’ dal vetro. Basta poco di questo materiale per inquinare un intero carico di vetro differenziato.
    Bicchieri e bottiglie di cristallo contengono metalli pesanti, come il piombo, che non devono contaminare il processo di riciclo. Perciò è importante mantenere separati i contenitori in cristallo dalla raccolta differenziata del vetro. Altri materiali da non raccogliere insieme al vetro sono lampadine, lampade al neon e specchi. Contengono sostanze pericolose per l’ambiente, assolutamente non compatibili con il riciclo del vetro.
  • Carta
    La carta sporca di cibo, di terra, di sostanze tossiche come solventi o vernici, i fazzoletti usati e gli scontrini non vanno nel contenitore della carta. E’ importante non inserire carta sporca di materiale organico, così come non va nella raccolta della carta la carta oleata o la carta plastificata.
  • Plastica
    La raccolta differenziata è strettamente limitata ai soli imballaggi: non inserire quindi nel cassonetto gli altri manufatti in plastica come giocattoli, articoli per la casa, articoli di cancelleria, articoli di ferramenta e giardinaggio, piccoli elettrodomestici.
  • Metalli (acciaio e alluminio)
    Oltre alle lattine per bevande, si possono raccogliere molte altre tipologie di imballaggi in alluminio e acciaio: vaschette e scatolette per il cibo, tubetti, bombolette spray, barattoli per conserve, tappi corona e il foglio sottile per alimenti. Questi materiali devono essere svuotati e sciacquati per essere privi di contenuti significativi di residuo organico: ad esempio il foglio sottile e la vaschetta che rimangano intrisi ed incrostati di cibo non vanno messi nella raccolta differenziata.
  • Legno
    Non esiste la raccolta domestica del legno: gli imballaggi composti di questo materiale, come le cassette per la frutta, per il vino o per i formaggi, possono essere portati presso le isole ecologiche comunali per essere avviati al riciclo.

 Allegati:


CONAI decalogo raccolta10piu
Differenziare bene per riciclare meglio