Notizie storiche

L’ipotesi più accreditata fa risalire l’origine del nome Valsolda all’espressione latina vallum solidum, ovvero sistema fortificato.

Il comune di Valsolda confina a nord con la Svizzera e la Val Cavargna; ad est con il territorio di Cima; a sud con il lago di Lugano e ad ovest con la Svizzera.

La Valle, tutta rivolta a mezzogiorno, è soleggiata da mattina a sera e protetta verso nord da una barriera di monti.

L’aspetto della Valsolda, per chi lo contempla dal lago, è veramente ameno e pittoresco, poiché alla maestosa nudità delle rupi dolomitiche che dominano in alto, fa riscontro il delizioso panorama dei villaggi disposti a scala per il pendio e i boschi che si stendono dalle rive, colmi di lussureggiante vegetazione.

Le case concorrono a dare un aspetto suggestivo. Il territorio dell’attuale Comune di Valsolda ha forma, grossomodo, di anfiteatro semicircolare, aperto al centro verso il lago Ceresio, limitato verso Porlezza dai Monti Pizzoni (1303 m) e verso Lugano dalla Colmaregia (1516 m), dalle Cime di Noresso (1721 m) e di Fiorina (1809 m), per tornare al lago ad oriente col Bronzone (1434 m), la Forcola (1195 m) e di nuovo coi Pizzoni.

La Valsolda è costituita da due valloni che congiungono le acque del torrente Soldo prima di sfociare nel lago. Il vallone occidentale proviene dal Monte Boglia e dall’Alpe di Castello (1250 m), l’altro orientale dall’Arabione o Torrione (1805 m ) e dal passo Stretto (1101 m).

La superficie della Valsolda è di 31,64 Kmq.
Vi è compresa una parte della sponda opposta del lago, sul monte Bisnago, mentre è esclusa la regione di Cima che fino al 1480 era incorporata alla Valsolda ed era chiamata «La cima», perché segnava la punta estrema orientale della regione. In Valsolda l’inverno è breve e la neve difficilmente vi si sofferma. Le piogge sono generalmente abbondanti in primavera ed in autunno, la nebbia è rarissima e prevale il sereno. Dominano di frequente i venti locali che sono: il Tivano, che spira il mattino dal lago alla terra (est – ovest), la Breva, che ha direzione opposta (ovest – est). Per la sua fortunata posizione, la Valsolda ha una vegetazione assai varia: dagli ulivi e limoni della riva, agli abeti della Serte, ai faggi della Bolgia.
Il lago prospiciente la Valsolda è chiamato Ceresio, secondo alcuni cosiddetto da certi popoli del Belgio, chiamati appunto «Ceresi». È conosciuto più comunemente come lago di Lugano dal nome della principale località.

              

Ospitalità

Di seguito l’elenco delle strutture presenti sul territorio.
Cliccando sul nome si aprirà in automatico la pagina internet della struttura stessa (se comunicata).

  • “Crotto Campo”, Ristorante Pizzeria, Loggio
    tel.034468767
  • “La Lanterna”, Ristorante, Cressogno
    tel.034469014
  • “Ristoro del Pellegrino”, Ristorante, Cressogno
    tel.034469022
  • “La Perla d’Oriente”, Ristorante cinese, Albogasio Superiore
    tel. 034468316
  • “Malombra”, Trattoria Pizzeria, Dasio
    tel.034468197
  • “King pub”, Bar tabacchi, S. Mamete
    tel.034468623
  • “Cioccolato”, Wine Bar, S.Mamete
    tel.034468182
  • “Gianni”, Bar Pub, S.Mamete
    tel.034468147
  • “Da Simona”, Snack Bar, Albogasio
    tel.034468219
Caffe del viaggiatore

Caffè del Viaggiatore

via statale, 34
22010 S.Mamete Valsolda (CO)

Tel. +39 0344 68945
Fax +39 0344 68945

cell. 339 85 62 458

stella d'italia

Hotel Stella d’Italia

Piazza Roma 1
22010 S.Mamete Valsolda (CO)

tel. +39 0344 68139
fax.+39 0344 68729

s. rocco

Campeggio San Rocco

Via Leonardo da Vinci, 10
22010 Valsolda (CO)

tel. +39 0344 68500
Email: campeggiosanrocco@yahoo.com


Altri siti:

Sito del turismo di Menaggio

Portale turistico del territorio del Lago di Como

Valsolda terra d’arte

Terra d’arte e soprattutto terra che diede i natali a numerosi artisti. Soprattutto nel cinquecento e nel seicento.
Pellegrino Tibaldi, primo architetto di Carlo Borromeo, il quale si firmava Arcivescovo di Milano e Signore della Valsolda. Al Pellegrini, nato a Puria nel 1527, si devono, alla fine del 500, l’ampliamento della chiesa dell’Assunta architettonicamente simile alla ben più celebre chiesa di S. Fedele in Milano,anch’essa realizzata dal Tibaldi. All’interno dell’Assunta possiamo trovare dipinti attribuiti al Procaccini ed ai Pozzi di Puria.

Paolo Pagani, 1655-1716 dopo varie peregrinazioni in Europa, soprattutto in Moravia, regalò alla Valsolda, e soprattutto a Castello, paese natio, stupendi affreschi all’interno della chiesa di San Martino.

I Pozzi di Puria :
Giovan Pietro, Francesco, Marco Antonio, attivi in santa croce di Riva San Vitale
Francesco Pozzo , scultore, attivo in Piemonte, Il padre Domenico (1638-1688), ha dipinto il Martirio di S.Eurosia nella chiesa del paese, Bartolomeo Pozzi, infine è l’autore della pala d’altare della medesima chiesa.


I Pozzo, sempre di Puria, scultori in marmo e bronzo, attivi tra il sei e settecento nel Duomo di Milano

In Veneto, (1676) erano attivi Andrea e Domenico Pagani, presso le botteghe degli stuccatori Paracca e Pozzo, anch’essi di Valsolda. Tra il sei ed il settecento anche i Muttoni di Puria o Cima sono in Veneto, Si trovano tracce anche di Rinaldo Visetti , stuccatore e Francesco Pozzo e Giovanni Merlo entrambi scultori Gian Antonio Ceroni di Albogasio, presente all’Escorial, in Spagna dove possiamo ammirare i suoi “angeli in bronzo” per il sepolcro di Filippo III

Isidoro Affaitati, architetto del Re di Polonia
Carlo Ceroni ed il fratello Giuseppe, Giuseppe Simone Bellotti, imprenditore edile, sovrintendente alle costruzioni di Varsavia e dintorni
Giovan battista Pozzo, Nato a Loggio nel 1667, buon copista, ha lasciato in Valsolda e nelle chiese del Lario numerose opere, ed alla fine del 600, come risulta dai documenti teneva una scuola di pittura nel suo paese natale.
Carlo Barrera, cugino di Antonio Fogazzaro, pittore, scultore e storico, dipinge la pala nella chiesa di Oria. “San Sebastiano soccorso da Irene”. L’opera ottocentesca più interessante del periodo.


Luoghi d’interesse culturale e turistico


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Frazioni di Valsolda

Valsolda è un comune di 1.485 abitanti (2021) della provincia di Como.

Il comune è nato nel 1927 dalla fusione di sei comuni preesistenti: Albogasio, Castello Valsolda, Cressogno, Dasio, Drano e Puria in Valsolda.

Il comune di Valsolda non è costituito da un unico centro urbano ma da una serie di frazioni, alcune delle quali in riva al Lago di Lugano (Cressogno, San Mamete, Albogasio, Oria e Santa Margherita, sul lato opposto del lago), altre sulle pendici della montagna (Loggio, Drano, Puria, Dasio e Castello), Il territorio del comune e quello della valle occupata (Valsolda o Val Solda) corrispondono completamente.

bogasio

In epoca medioevale Albogasio (304 m) fu il primo nucleo abitativo della rocca di S. Martino sostituito poi dall’abitato di Castello. La frazione è divisa in due parti: Albogasio superiore e inferiore collegate tra loro da numerose e ripide scalette. Ad Albogasio superiore spicca un’imponente costruzione denominata Villa Salve. Il palazzo fu ideato, dall’architetto valsoldese Isidoro Affaitati, che in Polonia progettò una costruzione quasi identica. Al centro della casa c’è un cortile, che dà luce all’edificio, da cui partono le scale per gli appartamenti. La facciata ha un doppio loggiato rivolto verso il lago. Nella piazza Malombra, vicina alla villa, si trova un lavatoio costruito dal Comune nel 1867. Altro imponente edificio è il “Palazzo delle colonne”. Albogasio inferiore è posto a ridosso del lago e ha un pontile di attracco per le barche. Una graziosa mulattiera, che costeggia il lago, lo collega ad Oria . Il paese è dominato dalla chiesa dell’Annunciata che lo sovrasta dalla sua altura. Ad est della chiesa scende verso Cadate la scala della Calcinera, dove, nel Piccolo Mondo Antico, Fogazzaro localizza l’incontro tra Luisa e la marchesa. La posizione a scala dell’abitato di Albogasio consente a quasi tutte le case di godere del bellissimo panorama del Ceresio e della valle circostante

Castello

Il paese di Castello (451 m) è posto a strapiombo sopra  un dirupo, meno ripido verso S. Mamete, più impervio nella parte verso Puria chiamata per questo “Al pizz”. Le case a ridosso dell’erta sono poste a semicerchio, le altre nella fila dietro e poi a scalare verso monte dove si trovava l’antica rocca. Il paese è un labirinto di vicoli, scalette, portici, anfratti, case addossate le une alle altre tipiche dei sistemi difensivi. Ovunque a Castello si aprono scorci di panorama davvero incantevoli: dal sagrato della chiesa si può ammirare il lago fino al S. Salvatore, il promontorio di S.Mamete, Oria e Albogasio; dal centro del paese si apre la vista su Drano e Loggio e dal portico del Fighett appare inquadrata tutta l’alta valle con la sua corona di monti.Salendo alla chiesetta dell’Addolorata, un tempo oratorio di S. Martino, si ha una visuale a 360 gradi dell’intera valle. La chiesetta apparteneva un tempo al castello e sembra avere origini molto antiche  visto che risultava già abbandonata alla fine del 1500. Dell’antico castello rimangono solo le fondamenta con i segni di quattro bastioni angolari. L’edificio è stato trasformato in un’abitazione privata. L’ultimo castellano che si ricorda fu Stefano Confalonieri, , un nobile milanese che, nella metà del 1200, dava rifugio agli eretici e che fu il mandante dell’uccisione di frate Pietro il cui martirio è raffigurato in molte chiese di Valsolda. Tra le case di rilievo del borgo c’è la casa nativa del pittore Paolo Pagani, nato a Castello nel 1655. L’abitazione è stata utilizzata fino agli anni ’70 come scuola elementare ed ora è in corso un restauro per adibirla a museo. Sui muri delle vecchie case si intravedono ancora affreschi, stemmi, stucchi e portali.

Crassogno lago

Il paese di Cressogno (277 m) si affaccia sul lago e il suo Santuario è posto all’estremo confine della valle verso il territorio di Porlezza. È diviso in Cressogno inferiore, situato lungo la riva, nella zona sottostante la statale Regina e Cressogno superiore che si estende dalla Caravina fino a Loggio.

A Cressogno inferiore troviamo la chiesetta di San Nicola e la casa che nel “Piccolo mondo antico” era abitata dalla marchesa Maironi. Vicino alla villa c’è un grazioso imbarcadero. A Cressogno superiore si trova la vecchia canonica sul cui ingresso si vede ancora lo stemma dell’arcivescovo Federico Visconti e l’immagine di una Veronica. Lungo la viuzza che attraversa il paese vi sono due lavatoi. Dalla parte a monte partiva una mulattiera che conduceva a Dasio della quale rimane solo un piccolo tratto iniziale.

Proseguendo verso il Santuario si incontra un oratorio di San Carlo: l’ultimo di quelli pensati dai Valsoldesi per glorificare il loro arcivescovo. Fu fondato nel 1617 e progettato da Domenico Pellegrini, nipote di Pellegrino. Nella volta del tempietto è raffigurato il Santo nella gloria del paradiso. Da questo luogo si può ammirare un bellissimo scorcio di panorama del lago e dei monti sovrastanti.

dasio

Il paese di Dasio, posto a 580 m, è il più alto della Valsolda. Lo sovrastano le cime rocciose di Noga e di Sasso di Monte. Da lì parte ancora l’antica via, ora sentiero delle 4 valli, che attraverso il Passo Stretto mette in comunicazione con il Lario e la Svizzera.

Lungo i vicoli e le stradine si possono osservare caratteristiche case e  vecchie stalle. Nella parte alta del paese c’è una fontana chiamata “Carciò” rinomata per la bontà della sua acque sorgive. Le stesse acque, due vie più sotto, vengono raccolte in un pittoresco lavatoio. All’ingresso del paese vi è la vecchia caserma della finanza, ormai diroccata, punto di controllo del contrabbando locale fino al dopoguerra.

Sopra la chiesa c’è una palazzina con giardino che un tempo era adibita a locanda, lì soggiornò Fogazzaro per scrivere l’ultima parte del suo romanzo: ”Leila”. Annesso vi era il “gioco delle bocce”, svago in uso in Valsolda fino alla metà del 1900.

drano

Drano (473 m), che fino a qualche decennio fa era il più piccolo della Valsolda, ha avuto in questi anni un notevole sviluppo urbanistico  che l’ha trasformato. Il vecchio nucleo del paese è posto a strapiombo sopra una collinetta e domina la valle sottostante. Qui si trovano due antiche case: casa Pezzi e casa Prata. Domenico e Giacomo Pezzi furono, nel seicento, l’uno curato e l’altro ricco mercante a Venezia.

Casa Prata, oggi Sambucini, ha un doppio ordine di logge con colonnine e un oratorio interno. Nella parte alta del paese, in una minuscola piazzetta intitolata a S. Simone, si trova la chiesetta di Drano, dedicata ai SS. Innocenti. Lungo le contrade si notano resti di stemmi e portali decorati, testimonianze di signorili edifici. Dalla piazza parte la mulattiera che porta ai pascoli di Rancò e al Passo Stretto. All’imboccatura del viottolo si trova il lavatoio, recentemente ristrutturato.

loggio

Il paese di Loggio (370 m) è posto al centro della Valle ed è l’unico agglomerato in posizione pianeggiante. Il paese è percorso orizzontalmente da due contrade parallele, lungo le quali si possono osservare vecchie abitazioni, spesso affrescate con temi religiosi. Nella contrada superiore, in una piccolissima piazzetta, si trova casa Mossini.

Sopra il portone dell’entrata vi è un’immagine della Sindone  con la Madonna dai sette dolori. Lungo la facciata una serie di graffiti con putti. Il culto della Sindone, presente a Loggio, sembra derivare da un periodo di emigrazione di alcuni lavoratori del luogo a Torino, in un momento di ostensione della stessa. Sempre nella contrada superiore c’è casa della Vignora con un triplice loggiato interno. Da qui parte un viottolo che collega il paese con Drano, sentiero ripido chiamato Scarell. Nelle vicinanze si può osservare un lavatoio coperto, cinquecentesco, con una mola circolare in pietra.

Uscendo dal paese, verso ovest, si arriva  a una piazzetta da cui parte sia la scalinata che porta alla parrocchiale proseguendo poi  come mulattiera verso la valle alta, sia il sentiero che porta a S. Mamete. Prendendo l’acciottolato che scende si arriva ai prati di Campò e ai Dossi, oltre i quali si trova il cimitero e l’oratorio di S. Carlo all’Esquilino. Il tempietto ha una base ottagonale, sormontata da una parte circolare: sorge nel punto in cui vi era una cappella dedicata alla Madonna delle Nevi.In cima alla scalinata, oltrepassata la casa Effata, oratorio di Loggio, c’è la chiesa di S. Bartolomeo.

I due edifici comunicavano attraverso un sottopassaggio. All’ingresso del sagrato si trova un ossario, utilizzato soprattutto nel 700. Le pareti, ormai scrostate, erano completamente affrescate con motivi allegorici riferiti alla morte. Si intravedono ancora alcune scene in cui la morte è rappresentata con la falce e una scritta dice :”Nemini parco”.

Oria Villa Fogazzaro

La frazione di Oria (272 m) è posta all’estremo confine ovest della Valsolda  e segna il punto di valico con la Svizzera . Il nucleo si distende lungo la riva del lago e gode di una maggior tranquillità rispetto agli altri paesi lacustri poiché non è attraversato dalla Statale. Una panoramica mulattiera lo collega ad Albogasio. Il centro è costituito da un grazioso imbarcadero, un portico che dà accesso al pontile e una pittoresca piazzetta a forma di anfiteatro con due scalinate laterali.

A lago vi sono belle ville con piccoli giardini. Dall’imbarcadero un sentiero conduce alla villa del Nisciorée e alla dogana. A lago è anche la chiesetta parrocchiale, col suo sagrato dagli alti cipressi che dà accesso a quello che, nel Piccolo mondo antico, era l'”Orto di Franco”. Il giardino è formato da un viale ricoperto da un pergolato di glicine e da un praticello ben curato dove svettano alcuni cipressi e un gigantesco pino marittimo col tronco avvolto da una siepe d’edera. Dall’altro lato del sagrato c’è la Villa del Fogazzaro. Dalla viuzza che la attraversa si può notare la darsena dove il poeta ambienta la morte di Ombretta. La casa è formata da una cinquantina di stanze, ancora arredate come al tempo del Fogazzaro e vi si possono osservare oggetti, foto, ricordi che gli sono appartenuti. Interessanti stanze sono: il salone “Siberia”, chiamato così perché posto sopra la darsena e quindi freddo, la biblioteca, la sala della musica, e il corridoio in cui sono esposti i ricordi, tra i quali un servizio di piatti regalato all’attuale proprietario dalla regina Elisabetta d’Inghilterra.
Dal corridoio si accede al terrazzino nel quale, nel romanzo, lo zio Piero accendeva il lumicino per segnalare la direzione quando Franco e Luisa uscivano in barca nelle notti nebbiose. Bellissimi sono i giardinetti, posti su tre livelli, in cui  si trovano  glicini, limoni, allori, siepi  e una  vecchia pianta di olea fragrans. Alla morte dell’attuale Marchese Roi, la Villa verrà donata al F.A.I.

puria-castello

Anticamente fortificata, Puria è stata un nodo viario importante all’interno della Valsolda. Vi convergeva la via proveniente dal lago di Como, nella quale confluivano le mulattiere delle valli Sanagra, Cavargna, Colla (CH), Rezzo (Passo Stretto), e le vie provenienti  da Castello , da Bré e dall’alto Luganese. Vi fu rinvenuto il “Tesoretto dell’imperatore Maurizio”, un ripostiglio di monete bizantine della fine dal VI sec. Fu anche sede di mercato. L’abitato vanta alcune belle case patrizie e fontane di pregio.
Vi arriva il sentiero da Loggio e ne esce quello per Dasio . La via centrale all’interno del paese è la via Salomone, la quale alla fine si allarga e prosegue rettilinea per  una cinquantina di metri – col nome di Via al Tempio – fino al sagrato dell’Assunta, la parrocchiale,  la cui facciata le fa da fondale.

santamargherita

Santa Margherita (272 m) posta sulla sponda opposta del Ceresio, di fronte a Oria, ai piedi del monte Bisnago, c’è un piccolo agglomerato valsoldese chiamato S. Margherita. Il “paesino”, raggiungibile solo via lago, è formato da un piccolo nucleo di case, alcune ville a lago, qualche cantina e una chiesa.

Fino alla metà del 1900 una funicolare univa il paese a Lanzo Intelvi, ora si vede solo una vecchia locomotiva adiacente all’albergo stazione ormai diroccato. A S. Margherita  esistevano anche due caserme della finanza, una è ora adibita ad abitazione privata, mentre l’altra  è stata acquistata del Comune che ha ripristinato l’attracco posizionando un pontile mobile. Sulla facciata dell’edificio semidiroccato si vedono due affreschi  e a lato una vecchia torretta.

Al tempo della peste del 1600 S. Margherita venne utilizzato come lazzaretto allo scopo di contenere la diffusione del male.

mamete

S. Mamete (271 m) è situato su un piccolo promontorio nel punto in cui il  fiume Soldo sfocia nel Ceresio. È  il capoluogo della valle, sede del municipio e dell’ufficio postale ed è provvisto di un pontile per l’attracco dei battelli. Ha una pittoresca piazzetta, attorniata da portici che proseguono fino al lago. In questa piazza, un tempo non attraversata dalla statale Regina, si svolgevano le attività commerciali e amministrative della valle.

Attualmente vi sono alcuni bar, negozi, banche e un albergo. Percorrendo suggestivi vicoli, nella parte a monte del paese, si arriva al vecchio mulino e all’antica filanda, ormai diroccati. La via Bellotti porta al municipio dove, nella sala consiliare si possono ammirare due tele del pittore valsoldese Paolo Pagani. In una è rappresentato “Il sacrificio di Isacco” e nell’altra un “Santo con due putti”.

Nel giardinetto davanti al municipio un sottopassaggio porta al parchetto pubblico di San Mamete: piccolo, ma grazioso spazio provvisto di una piscina per bambini e di una spiaggetta con un’incantevole vista sul lago. Il fiume Soldo divide il  nucleo del paese dalla zona di Casarico, dove si può ammirare Villa Claudia, un tempo Villa Lezzeni, con il suo bellissimo parco. La villa possiede un oratorio privato dedicato a S. Filippo Neri. All’imbarcadero di Casarico ha inizio la vicenda del Piccolo Mondo Antico, che vede in una grigia giornata tempestosa, arrivare dal viottolo che portava ad Albogasio, i Pasotti in procinto di imbarcarsi per Cressogno. Li aspetta un pranzo, offerto dalla marchesa Maironi , a base di risotto e tartufi.

Oltre Casarico, in località Cadate, si trova il vecchio ospedale di Valsolda, ora solo in piccola parte utilizzato dalla Croce Rossa. Lo stabile, un tempo villa Affaitati, fu donato da Monsignor Renaldi, col vincolo di usarlo per i poveri della valle. Dalla piazzetta di S. Mamete parte una scalinata che porta alla parrocchiale di S. Mamete e Agapito e prosegue come mulattiera verso la valle alta.

All’inizio della scala uno stemma arcivescovile e una scritta che invita a non ricorrere ai tribunali, identifica uno stabile che in epoca feudale era utilizzato come Pretorio. Ora è casa parrocchiale e al posto delle vecchie prigioni è stata ricavata una cappella. In cima alla scalinata si trova la Parocchiale. Più avanti uno dei tre Oratori di San Carlo, eretto nel 1610 in occasione della canonizzazione dell’arcivescovo. Il tempietto a forma circolare fu progettato da Domenico Tibaldi, nipote del Pellegrini. All’interno una tela con il ritratto del Santo. La devozione popolare racconta che S. Carlo, in occasione della sua seconda visita in Valsolda, mentre saliva verso l’alta valle, si appoggiasse alla roccia  lasciando con la mano un’impronta. I fedeli scolpirono in quel punto una croce e successivamente fu scelto quel luogo per edificare l’Oratorio.

Raccolta differenziata

Differenziare bene per riciclare meglio: Decalogo per la raccolta differnziata di qualità

Quando si fa la raccolta differenziata è facile incorrere in errori: il Decalogo per la raccolta differenziata di qualità di CONAI aiuta i cittadini a separare correttamente i rifiuti di acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro.
Fare correttamente la raccolta differenziata significa aumentare la quantità di materiale riciclato, diminuire quello che finisce in discarica e quindi aiutare l’ambiente. Non sempre è facile, si possono fare anche involontariamente molti errori.
CONAI ha redatto appositamente un Decalogo Raccolta Differenziata di Qualità (www.raccolta10piu.it), che guida i cittadini nel separare correttamente gli imballaggi. Ecco alcuni degli errori più comuni e alcune indicazioni su come evitarli.

  • Vetro
    Alcuni materiali sembrano vetro ma non lo sono! Un esempio, la vetroceramica (pirex), la cui assoluta trasparenza può trarre in inganno. Il pirex – così come piatti e tazzine di ceramica – va tenuto ‘alla larga’ dal vetro. Basta poco di questo materiale per inquinare un intero carico di vetro differenziato.
    Bicchieri e bottiglie di cristallo contengono metalli pesanti, come il piombo, che non devono contaminare il processo di riciclo. Perciò è importante mantenere separati i contenitori in cristallo dalla raccolta differenziata del vetro. Altri materiali da non raccogliere insieme al vetro sono lampadine, lampade al neon e specchi. Contengono sostanze pericolose per l’ambiente, assolutamente non compatibili con il riciclo del vetro.
  • Carta
    La carta sporca di cibo, di terra, di sostanze tossiche come solventi o vernici, i fazzoletti usati e gli scontrini non vanno nel contenitore della carta. E’ importante non inserire carta sporca di materiale organico, così come non va nella raccolta della carta la carta oleata o la carta plastificata.
  • Plastica
    La raccolta differenziata è strettamente limitata ai soli imballaggi: non inserire quindi nel cassonetto gli altri manufatti in plastica come giocattoli, articoli per la casa, articoli di cancelleria, articoli di ferramenta e giardinaggio, piccoli elettrodomestici.
  • Metalli (acciaio e alluminio)
    Oltre alle lattine per bevande, si possono raccogliere molte altre tipologie di imballaggi in alluminio e acciaio: vaschette e scatolette per il cibo, tubetti, bombolette spray, barattoli per conserve, tappi corona e il foglio sottile per alimenti. Questi materiali devono essere svuotati e sciacquati per essere privi di contenuti significativi di residuo organico: ad esempio il foglio sottile e la vaschetta che rimangano intrisi ed incrostati di cibo non vanno messi nella raccolta differenziata.
  • Legno
    Non esiste la raccolta domestica del legno: gli imballaggi composti di questo materiale, come le cassette per la frutta, per il vino o per i formaggi, possono essere portati presso le isole ecologiche comunali per essere avviati al riciclo.

 Allegati:


CONAI decalogo raccolta10piu
Differenziare bene per riciclare meglio

Riserva Naturale Integrale Valsolda

La prima riserva integrale della Lombardia

Si trova nel territorio del comune omonimo, sul ramo orientale del Lago di Lugano e confina per un breve tratto a nord-ovest con la Svizzera. Ha una superficie totale di 318 ettari, di cui due terzi in regime integrale e un terzo orientato. Con un continuo alternarsi di guglie, pinnacoli rocciosi, forre e con boschi fitti e vari rappresenta un angolo di natura selvaggia e tormentata di grande interesse e di intenso coinvolgimento emotivo. E’ popolata da cervi, caprioli e camosci, tassi e volpi e nel suo cielo volteggiano aquile, poiane, sparvieri e falchi.

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Dott. Giovanni De Lorenzi

Segretario comunale

Responsabile in materia di Prevenzione della Corruzione, Responsabile per la Trasparenza
Contatti

Telefono: +39.0344-68121

Orario ricevimento:
Su appuntamento. Contattare l’ Ufficio segreteria

Acquaviva Simona

Responsabile settore ragioneria

Contatti: Ufficio ragioneria

Adempimenti Art. 14, c. 1-quinquies., d.lgs. n. 33/2013

Dell’Era Antonio

Responsabile settore tributi e commercio

Contatti:

Adempimenti Art. 14, c. 1-quinquies., d.lgs. n. 33/2013

Giana Marcella

Responsabile area Amministrativa – Demografici – Personale parte normativa

Contatti: Servizi demografici

Adempimenti Art. 14, c. 1-quinquies., d.lgs. n. 33/2013

Giglio Gino Gianfranco

Responsabile area Tecnica

Contatti:

Adempimenti Art. 14, c. 1-quinquies., d.lgs. n. 33/2013

Il P.G.T.

Il Piano di governo del territorio (abbreviato in PGT) è un nuovo strumento urbanistico introdotto in Lombardia dalla legge regionale lombarda n.12 dell’11 marzo 2005. Il PGT ha sostituito il Piano regolatore generale come strumento di pianificazione urbanistica a livello comunale e ha lo scopo di definire l’assetto dell’intero territorio comunale. Salvo deroghe, la legge prevedeva che tutti i comuni lombardi si dotassero di un PGT entro marzo 2009. A quella data solo il 5% dei 1.546 Comuni lombardi ha adottato il PGT. Il Consiglio regionale, preso atto della situazione, ha prorogato il termine al 31 marzo 2010.

Il PGT si compone di 3 atti distinti:

  • Documento di piano
  • Piano dei servizi
  • Piano delle regole
Documento di Piano

Il documento di piano definisce il quadro generale della programmazione urbanistica anche in base a proposte pervenute da cittadini o da associazioni di cittadini. Questo significa che i cittadini sono chiamati a partecipare già nelle prime fasi del processo di elaborazione del PGT.

Il documento di piano deve anche prevedere un lavoro di analisi del territorio comunale da tutti i punti di vista, inclusi quello geologico, ambientale, urbanistico, viabilistico, infrastrutturale, economico, sociale e culturale. Questo documento deve anche evidenziare eventuali beni storici o ambientali di particolare interesse.

Il documento di piano ha anche lo scopo di definire e pianificare lo sviluppo della popolazione residente nel comune.

Tipicamente il documento di piano è il primo atto nella stesura del PGT.

Piano dei Servizi

Il piano dei servizi definisce le strutture pubbliche o di interesse pubblico di cui il comune necessita. Il piano dei servizi deve tenere conto della popolazione residente nel comune o che gravita in esso e di quella prevista in futuro dal documento di piano.

Il piano dei servizi tiene conto dei costi operativi delle strutture pubbliche esistenti e dei costi di realizzazione di quelle previste, si preoccupa della loro fattibilità e definisce la modalità di realizzazione dei servizi. Le indicazioni contenute nel piano dei servizi circa le aree identificate come di interesse pubblico sono prescrittive e vincolanti per 5 anni dall’entrata in vigore del PGT e decadono qualora il servizio non sia inserito entro questo termine nel programma triennale delle opere pubbliche.

La Legge regionale lombarda n.12 del 11 marzo 2005 prevede che, per comuni inferiori a 20.000 abitanti, sia possibile redigere un piano dei servizi intercomunale.

Piano delle regole

Il piano delle regole definisce la destinazione delle aree del territorio comunale e in questo assomiglia un po’ al Piano regolatore generale. In particolare individua le aree destinate all’agricoltura, le aree di interesse paesaggistico, storico o ambientale e le aree che non saranno soggette a trasformazione urbanistica.

Il piano delle regole definisce anche le modalità degli interventi urbanistici sia sugli edifici esistenti che di quelli di nuova realizzazione. Questo significa che viene stabilito quanto costruire, come costruire e quali sono le destinazioni non ammissibili.

Le principali novità concettuali introdotte dal Piano del governo del territorio riguardano:

  • la partecipazione dei cittadini;
  • la compensazione;
  • la perequazione;
  • l’incentivazione urbanistica.
Progettazione partecipata

Il primo atto che l’amministrazione comunale è tenuta a fare quando decide di iniziare la stesura del PGT è informare la cittadinanza che il processo è iniziato. I cittadini o le associazioni di cittadini sono invitati già da questa fase a formulare proposte in merito.

La differenza rispetto al Piano regolatore generale sta nel fatto che in quel caso i cittadini erano chiamati ad esprimersi solo dopo la prima adozione sotto forma di osservazioni al PRG già adottato.

Compensazione

La compensazione è il principio secondo cui l’amministrazione comunale in cambio della cessione gratuita di un’area sulla quale intende realizzare un intervento pubblico può concedere al proprietario del suolo un altro terreno in permuta o della volumetria che può essere trasferita su altre aree edificabili. Questa volumetria è liberamente commerciabile.

Ovviamente il privato può realizzare in proprio l’intervento pubblico stipulando un’apposita convenzione con l’amministrazione comunale.

I commi 3 e 4 articolo 11 della suddetta legge 12 normano le possibilità di compensazione.

Perequazione

Per perequazione urbanistica si intendono due concetti tra loro distinti. Il principio secondo cui i vantaggi derivanti dalla trasformazione urbanistica devono essere equamente distribuiti tra i proprietari dei suoli destinati ad usi urbani e il principio secondo cui questi vantaggi debbano essere condivisi con la comunità dotandola, senza espropri e spese, di un patrimonio pubblico di aree a servizio della collettività.

Questo concetto è introdotto dal comma 2 articolo 11 della suddetta legge 12.

Incentivazione urbanistica

Qualora l’intervento urbanistico introduca rilevanti benefici pubblici aggiuntivi a quelli previsti è possibile incentivare l’intervento concedendo un maggiore volume edificabile fino ad arrivare ad un aumento del 15%.

In pratica il privato può chiedere all’amministrazione comunale una maggiorazione del volume assegnato dando in cambio qualche vantaggio per la cittadinanza.

Questa possibilità è prevista dal comma 5 articolo 11 della suddetta legge 12.

Avvisi e Delibere P.G.T.